La storia di Ermanno

Ho comprato la bici 6 anni fa, tuttavia è come se fosse nuova. 

Dopo averla usata una stagione sulle colline abruzzesi nei dintorni di Silvi Marina, rientrando a casa è finita in garage. Gli esami e gli  accertamenti non mi hanno dato scampo, oltre al linfoma si era sviluppato un tumore allo stomaco. Fu allora che conobbi l’associazione grazie all’interessamento di mio figlio Luca. Fortunatamente, grazie alla precoce diagnosi mi fu asportata solo una piccola parte di stomaco. Fu un periodo buio e pieno di insicurezza, non mi aspettavo di dover cominciare una nuova avventura, ma grazie alla mia famiglia, alla mia curiosità, alle informazioni ricevute dai medici  e a Claudia sono riuscito ad affrontare la malattia. 

Nel frattempo la bici è rimasta in garage…

Ho riprovato a salire in sella l’anno successivo e nuovamente l’anno dopo ancora, ma riuscii a fare solamente pochi chilometri. Avevo voglia di riprendere la mia vita in mano, di tornare a sciare, di tornare in bicicletta, ma nel 2020 dopo un ulteriore esame eccoci da capo. Questa volta però l’asportazione dello stomaco è stata totale e i primi tre mesi sono stati terribili. Non riuscivo a mangiare praticamente nulla e tra vomito, singhiozzi, dolori e nervosismo alle stelle ho perso, in men che non si dica, 30 kg. 

Ora basta, devo rimettermi in forma!” mi sono detto, “è tempo di riprendere in mano la vita” e dopo circa 18 mesi, il primo traguardo prefissato è stato raggiunto, con fatica lo ammetto, ma è stato raggiunto: la vetta di una montagna vicina in bicicletta. 

Salendo non nascondo di aver avuto più di una crisi che mi ha fatto pensare di mettere giù i piedi dai pedali e tornare indietro, ma non dovevo e non potevo mollare. Una delle cose che mi ha permesso di continuare a pedalare, dandomi la giusta spinta è stato ripercorrere con il pensiero i vari passaggi della malattia. Quando la salita si faceva più dura e la pedalata più pesante, nella mia mente emergevano i ricordi dei momenti più cupi della chemioterapia e della convalescenza e spingendo pensavo tra me e me: tutto questo passerà. 

Intendiamoci, non mi sento un guerriero come spesso sento dire, sono semplicemente una persona che percorre una strada accidentata. Non voglio sminuire la condizione del malato oncologico, conosco quel senso di solitudine e smarrimento che ci pressa e che spesso non diciamo per non impensierire i nostri cari, so quanto è difficile, sicuramente mi ha aiutato una certa dose di incoscienza ma anche la consapevolezza di prendere confidenza con la malattia, dopo tutto é il mio corpo e con lui ci devo fare i conti e non posso andarci in guerra.