Storia di Ottavio,
che ama sua moglie e
la musica
Ottavio è del 1952. Vive ai piedi di una montagna, in provincia di Brescia, non lontano da quel lago d’Iseo dove, nel 2016, la famosa coppia di artisti Christo e Jeanne-Claude, anche marito e moglie nella vita, realizzarono The Floating Piers, un’opera imponente e bellissima, di quelle che ti riconciliano con l’arte contemporanea.
Ottavio è del 1952. Vive ai piedi di una montagna, in provincia di Brescia, non lontano da quel lago d’Iseo dove, nel 2016, la famosa coppia di artisti Christo e Jeanne-Claude, anche marito e moglie nella vita, realizzarono The Floating Piers, un’opera imponente e bellissima, di quelle che ti riconciliano con l’arte contemporanea. Straordinaria, impossibile da dimenticare, l’installazione era costituita da una serie di pontili galleggianti larghi 16 metri, che si snodavano sul lago mettendo in comunicazione la terraferma con le isole di Monte Isola e San Paolo, per una lunghezza complessiva di tre chilometri. I pontili, costruiti con polietilene ad alta densità e ricoperti da 100.000 metri quadrati di tessuto giallo brillante, davano l’impressione, a chi vi stava sopra, di passeggiare sull’acqua. Anche Ottavio s’incamminò su quel percorso, insieme a Florinda, l’amata moglie dalla quale non si separa mai.
Questa è una storia strana.
O perlomeno particolare. Perché le difficoltà della vita non hanno colpito solo Ottavio, che vive senza un pezzo di stomaco dal 2014, ma anche Florinda, che dal 2010, da quando aveva 57 anni, si è purtroppo ammalata di alzheimer. Ma andiamo con ordine. Ottavio e Florinda sono insieme da sempre. Quando si sono conosciuti, lui aveva 17 anni e lei 16. Finivano gli anni ’60. In quella porzione di Lombardia incastonata tra Brescia e le Alpi Orobie, la contestazione studentesca doveva essere solo un’eco lontana.
C’erano le valli, il lago, i piccoli paesi, una pace immersa nella quiete della natura e nella laboriosità della gente che abita quei luoghi. Quanto basta per nutrire un animo contemplativo come quello di Ottavio. Molto dotato per la musica, Ottavio aveva studiato pianoforte per conto proprio, ed era diventato così bravo che avrebbe potuto entrare al Conservatorio superando gli esami del quinto anno; ma la famiglia non era tanto propensa per la carriera artistica, che valutava incerta e piena di insidie.
Si decise allora per qualcosa di più concreto, che offrisse subito delle prospettive di lavoro e che consentisse a Ottavio e Florinda di mettere su famiglia, come desideravano. Grazie a uno spiccato gusto estetico e a una grande abilità manuale –guadagnata, probabilmente, anche grazie agli esercizi sulla tastiera – Ottavio ha lavorato per vent’anni nell’industria tessile, come operaio specializzato: nessun procedimento e nessun filato avevano segreti per lui. Florinda intanto faceva l’assistente per anziani e portatori di handicap. Luca e Simone, i figli, crescevano.
Oggi sono grandi. Il primo è geometra, il secondo ingegnere elettronico. C’è anche una nipotina, Viola, che porta festa e allegria ogni volta che va a trovare i nonni.
Dopo vent’anni nella manifattura tessile, la svolta.
Ottavio abbandona il lavoro di operaio specializzato e si mette fare il regista di eventi in un grande centro congressi. Un salto di settore strano, inusuale. Come è potuto accadere?
Le passioni
che ci portiamo dentro, quelle più vere e profonde, trovano sempre uno sbocco, anche quando la vita ci indirizza su altri sentieri. Ottavio aveva rinunciato al sogno di fare il musicista di professione, ma non ha mai rinunciato alla musica. Eccellente organista, in grado di eseguire partiture di Johan Sebastian Bach o César Franck, ogni domenica, per anni, ha deliziato, con il suo accompagnamento alle musiche liturgiche, le orecchie dei partecipanti alla messa parrocchiale.
Quando si liberò il posto di regista del centro congressi locale, a qualcuno venne in mente che ci voleva una persona con una buona sensibilità estetica e anche un senso dell’armonia per ricoprire quel ruolo, e così lo proposero a lui, che fino ad allora non aveva mai visto un mixer audio e luci in vita sua.
Dopo un corso per acquisire le indispensabili cognizioni tecniche, il posto fu suo. E per altri vent’anni, fino alla pensione, Ottavio ha ricoperto il ruolo molto delicato del regista di eventi per il centro congressi più importante della sua zona.
Fino al 2014, quando un giorno, improvvisamente viene colto da uno strano e lancinante dolore allo stomaco. Ottavio non aveva mai bevuto né fumato in vita sua, ed era sempre stato sano come un pesce.
Florinda si era già ammalata,
da quattro anni. Ed era in piena fase aggressiva. Nelle fasi iniziali, le persone affette da alzheimer si accorgono di avere nel cervello qualcosa che non funziona più, e la disperazione, unita alla confusione che hanno in testa, li fa diventare abbastanza spesso violenti. Nonostante questo, Ottavio non pensò mai che dovesse abbandonarla al suo destino. Magari rinchiudendola da qualche parte. No. Era la compagna della sua vita. Nella gioia e nel dolore. Toccava a lui prendersi cura di lei.
Le cose però stavano diventando davvero complicate.
Dopo tre settimane dalla gastroscopia che aveva eseguito su consiglio del medico curante, in seguito a quell’episodio di forte dolore allo stomaco, arrivò la telefonata che vorresti non arrivasse mai: le dobbiamo parlare, disse una voce neutra. E quando, invece di consegnarti il referto, ti vogliono parlare di persona, non è un bel segnale.
La diagnosi fu impietosa:
tumore allo stomaco. Da operare subito, non c’è tempo da perdere. Ma come? Come? Si chiedeva smarrito Ottavio. Qui bisogna togliere tutto, disse il chirurgo. E questa sentenza calò come un macigno nella stanza che si era fatta improvvisamente silenziosa.
Ma per fortuna ci sono i figli.
Ottavio si era fatto accompagnare da Luca. E mentre il mondo gli crollava addosso, e già pensava che sarebbe morto e che Florinda sarebbe rimasta sola, e che tutto stava andando a rotoli, con la calma dei forti, strana in un ragazzo che affronta una cosa così più grande di lui, Luca gli disse: papà, chiediamo un secondo parere.
Il secondo chirurgo confermò la diagnosi,
ma disse che si poteva agire diversamente. Conosceva molto bene quella patologia, e aveva eseguito già parecchie gastrectomie. Per prima cosa prescrisse una chemioterapia. Finito il ciclo, ripeté gli esami e valutò che una parte di stomaco si poteva salvare. In questo caso specifico, disse, possiamo provare a eliminare solo la parte intaccata più duramente dal male.
Chiese a Ottavio se se la sentiva e lui, rincuorato anche dall’empatia con la quale il medico aveva preso a cuore la sua condizione, rispose: proviamo. Come seppe poi, unendosi all’associazione “Vivere senza stomaco si può”, con l’intenzione di aiutare tante altre persone affette dallo stesso problema, negli anni di vita che seguono a una operazione ben riuscita, la qualità della vita cambia considerevolmente se una parte di stomaco c’è ancora o se invece è stato eliminato tutto.
Oggi Ottavio è contento della scelta che fece. Ma è anche consapevole di essere stato molto fortunato, perché nella maggior parte dei casi la gastrectomia parziale purtroppo non è applicabile.
L’intervento
durò dalle 7 di mattina alle 6 di sera. Ai tempi Ottavio aveva 62 anni e pesava 75 kg. Dopo l’intervento, e dopo essersi sottoposto ad altri 5 cicli di chemioterapia, ne pesava 57.
Oggi Ottavio è felice.
È felice della sua famiglia, innanzitutto. L’affetto dei figli, e soprattutto la loro presenza e l’aiuto concreto non sono mai mancati. Poi è felice di come è stato seguito dal suo chirurgo, che lo ha monitorato costantemente, soprattutto nei primi anni dopo l’operazione, che sono i più difficili. È anche felice di aver ritrovato un certo appetito e di aver ripreso a mangiare quasi tutto. Certo senza mai esagerare, perché lo stomaco è piccolo, e il rischio di riflusso, anche doloroso, è grande. È felice di avere ripreso peso, perché 57 chili erano davvero troppo pochi. E poi è felice di Florinda. La fase aggressiva è finita da molto tempo. A volte non lo riconosce nemmeno, certo, ma è affettuosa. E per lui rimane la compagna di una vita. Non la lascerà mai.
Ottavio si alza presto.
Lava Florinda, la veste, le prepara la colazione. Poi, verso le 10:30, la porta fuori, per una passeggiata. Se è bel tempo si prende la macchina e si va fin sul lago. Ottavio è un contemplativo, ama guardare il lago e le montagne che si stagliano sullo sfondo.
Anche Florinda, che sta su una carrozzella, sembra apprezzare. Poi tornano a casa. Ottavio prepara il pranzo. Dopo è il momento del riposino. Mentre Florinda dorme lui fa le pulizie di casa, lava i piatti, fa partire la lavatrice. Alle 15:30 escono di nuovo. Stanno fuori almeno fino alle 18:30. Quando tornano, lui prepara la cena. Mangiano. Poi, alle 21:30, porta Florinda a letto.
Ottavio è felice.
Lo hanno preso come studente al Conservatorio. Dalle 21:30 in poi, per almeno un paio d’ore, studia musica, e suona l’amato Johan Sebastian Bach. Un solo cruccio lo coglie qualche volta, a fine giornata, quando ha svolto i tanti compiti quotidiani a cui è fedele da anni. Pensa che vorrebbe avere più tempo per l’associazione “Vivere senza stomaco si può”. Tutto il bene che ha ricevuto, vorrebbe restituirlo a chi oggi affronta questa difficile condizione.